martedì 22 novembre 2011

Monte Guarda: Autumn Raphsody

Perdonatemi il titolo del post, esplicitamente preso in prestito dal video di un "noto" biker sloveno, ma mi sembra proprio il modo più adatto per descrivere con due parole un giro come questo e in un particolare periodo dell'anno.
Lo Skutnik, o Monte Guarda in italiano, è uno di quei posti dove mi sono sempre ripromesso di andarci sin da quando ho visto le prime foto in rete, quando ancora non "facevo la vera montain baik", e anzi, non concepivo nemmeno l'idea di andare in un luogo del genere in bici. Poi un paio d'anni fà comparse in rete appunto il famoso video sloveno... ormai non ce n'era per nessuno, a costo di farmelo a piedi per il 90% del tempo, ma dovevo andarci prima o poi.
Fatto sta che ieri le congiunzioni astrali, meteorologiche e lavorative mi hanno permesso finalmente di essere lì con una giornata perfetta.
L'idea era quella di fare il giro "lungo" ovvero partenza e arrivo da Osseacco, con la traversata della cresta sul sentiero 731 dalla cima dello Skutnik fino al bivio col sentiero 734 e lungo quest'ultimo ridiscendere a valle.
L'alba verso il Canin
Vista la stagione decido di partire all'alba per avere un paio di ore di luce di margine al pomeriggio. Sono in sella alle 8.00, la val Resia mi saluta con una brina da favola e un clima decisamente freddo che mi accompagnerà praticamente per tutta la salita fino allo scollinamento, dove vedrò finalmente il sole e l'inversione termica mi allevierà le sofferenze.
La prima parte della salita è tranquilla con un paio di saliscendi, poi passato Coritis pian piano la pendenza aumenta, fino alle rampe cementate che arrivano a casera Coot. Da lì so già che mi aspetta più o meno un'ora a piedi sul sentiero della salita, quindi mi armo di tanta pazienza e piano piano salgo lungo il sentiero scorgendo tratti sempre più vasti della cresta che da li a poco andrò a percorrere.
Valle dell'Isonzo
Gli ultimi tornantini sono sempre più ripidi e scalinati e costringono a farli con la bici in spalla, poi all'improvviso scolline e non riesco a trattenere lo stupore nello scorgere il panorama che si apre verso sud, praticamente mi dimentico tutta la fatica fatta per arrivare fin lì e con ritrovate energie salgo le ultime rampe verso la cima situata una trentina di metri più in alto.
Una lunga sosta rifocillante a base di barrette, panino, fotografie mi permettono di recuperare un bel pò di energie, e non prima di aver firmato il libro di vetta inizio la traversata.
La cresta
Si... la traversata... non la si può considerare certo una passeggiata. Dal punto di vista tecnico, a parte qualche raro gradino, non ha nulla di impegnativo, però ci sono alcune cose a cui bisogna stare attenti. La prima parte si fa su un sentiero un po' stretto ed esposto a sud dove è necessaria un po' di prudenza. Vi sono poi alcune risalite piuttosto fastidiose e ripide che, almeno per quel che mi riguarda, costringono a scendere un paio di volte e spingere la bici, tanto che in alcuni momenti mi viene quasi da pensare "chi me l'ha fatto fare".
"Autumn Rhapsody"

Per fortuna dopo qualche km iniza la parte più gradevole: si entra nel bosco in un bel sentiero da favola e la maggior parte si percorre in discesa, incrociando i due bivii con i sentieri 732 e 738 che scendono a valle. Vi è poi l'ultima risalita, quella un po' più impegnativa, che aggira la vetta del monte Stregone: sono circa 200 metri che con le gambe affaticate da altri 1600 metri già "scalati" sembrano non finire mai...
Superata quest'ultima difficoltà finalmente arrivo al bivio col sentiero 734, mentre saluto il 731 che scende a Sella Carnizza
Dopo un tratto di traverso in leggero falsopiano inizia la discesa vera e propria che scorre quasi completamente in un bosco. La prima parte, interamente a zig zag, sarebbe facile ma si tratta di un sentiero abbastanza esposto su un versante ripido dove una distrazione potrebbe portare a conseguenza disastrose. Lo affronto con cautela senza perdere la concentrazione: i tornantini sarebbero perfetti per gli amanti del nose-press, io preferisco farli normalmente, oppure dove non ci riesco scendo e giro la bici a mano...
La discesa però cambia decisamente dopo stavoli Provalo: si rimane sempre nel bosco, con un bel letto di foglie, ma il percorso è di gran lunga più divertente e alterna tratti veloci ad alcuni più lenti e tecnici... senza nemmeno accorgermente arrivo alla sterrata che porta in paese, mollo i freni e sfreccio in mezzo alle case con sul viso dipinto il tipico sorrisino da ebete che ho quando ho appena finito un bel giro!
Alla fine il gps ha segnato 31 km con 1944 metri di ascesa per 6 ore abbondanti (soste comprese)
Non c'è molto da dire se non tanta fatica giustamente ripagata dalle bellezze dei paesaggi.