mercoledì 10 ottobre 2012

Čaven


Giornata incerta quella di venerdì scorso, di conseguenza preferisco evitare giri in alta quota.
Opto per qualcosa di non troppo lontano da casa: carico la bici in macchina e in poco più di mezz'ora sono ad Aidussina. Per salire al rifugio del Čaven e rifare la celeberrima discesa verso Stomaz.
La salita non è niente di particolare, a parte i primi tratti un po' ripidi. Anzi, devo dire che non ero più abituato a fare così tanti km in salita tutti pedalando senza nemmeno un'oretta a spinta, tanto che, dopo la breve sosta a Predmeja ero quasi tentato di salire lungo il sentierino che taglia dritto verso il rifugio invece di proseguire lungo la strada...
Per quel che riguarda la discesa devo dire che quando l'ho fatta più di un anno e mezzo fa mi era sembrata molto più difficile. Certamente molte cose sia nella mia testa sia sulla bici sono cambiate. Non posso dire che sia facilissima, ci sono somunque un paio di tornantini stretti ed alcuni passaggi rocciosi dove ho preferito scendere a piedi, ma comunque rispetto alle discese alpine, ad esempio quella dalla Dobrenscica, che ho frequentato durante l'estate questa è decisamente più semplice è scorrevole. Non per questo però meno divertente, dopo una prima merà più tecnica, la pendenza diminuisce e si possono mollare i freni e sfrecciare nel bosco.
Anche finire il giro e arrivare alla macchina in "solo" 3 ore mi è sembrato strano... quasi una passeggiata.

Solita raccomandazione: questa è una discesa particolare, dove in passato ci sono stati grossi problemi tra bikers e pedoni, e che comunque, come ogni altro sentiero sloveno, è vietato alle bici. Di conseguenza va evitato durante i fine settimana e i festivi

giovedì 27 settembre 2012

Traversata Bohinj-Tolmin


The Inifinte Ride from spargher on Vimeo.

Ore 8.17, stazione ferroviaria di Most na Soči, Slovenia.
Il giro che abbiamo in programma è uno di quelli tosti.
Carichiamo le bici sul treno che ci porterà a Bohinjska Bistrica e ci rilassiamo per una quaratina di minuti.
Alle 9.00 siamo in sella, fa freddino ma spunta il sole e ci godiamo la prima parte del giro che non è altro che un bel trasferimento turistico lungo il lago.
Arrivati al rifugio "pri Savici", dopo un veloce spuntino a base di strudel, la musica cambia. Si imbocca il sentiero che ci porta al rifugio Dom Na Komni con una cinquantina di tornantini e 900 metri di ascesa, molti dei quali percorsi a piedi, non tanto per la pendenza elevata quanto per il fondo spesso poco confortevole.
Superato il bivio per il rifugio ci ritroviamo in un altopiano e imbocchiamo una delle innumerevoli ex mulattiere di guerra e in pochissimi minuti arriviamo al terzo rifugio di giornata, il Koča pod Bogatinom, dove riposiamo un po' e ci gustiamo delle palacinke per recuperare le energie necessarie ad affrontare l'ultima grossa ascesa di giornata: circa 300 metri fino alla sella del Bogatin posta a quota 1803 dove un fresco venticello ci alieterà metre riposiamoe e ci prepariamo alla lunga discesa.
Una discesa che qualcuno ha giustamente definito un "viaggio nel passato" in quanto si svolge interamente sulle mulattiere austro-ungariche della prima guerra mondiale e si snoda attraverso molti ruderi di caserme.
Dulcis in fundo, si imbocca la celeberrima mulattiera scavata nella roccia che ci porterà fino al rifugio della Dobrensciča: questa mulattiera altro non è che il proseguimento di quella che parte da planina Razor che a fine giugno avevo percorso in direzione opposta.
Come quella volta il tratto finale che scende alla valle della Tolminka è su un sentiero a tratti molto tecnico, che ci mette a dura prova e costringe a tirar fuori le ultime energie che ci sono rimaste. Tirando le somme, un giro veramente impegnativo, sia fisicamente che tecnicamente, ma che, una volta portato a termine ti lascia un gran senso di soddisfazione

martedì 18 settembre 2012

Rodica

Il Rodica è una vetta di 1966 metri s.l.m. a metà della catena montuosa che separa il lago di Bohinj dalla valle della Bača.
I piani erano di quelli tosti ma il maltempo li ha fatti saltare, facendomi ripiegare il giorno successivo su questa non troppo breve gita su cui non mi dilungherò molto, bastano le foto e il video a spiegare dove sono stato.
In pratica ho parcheggiato nel paesino di Rut, sono salito in vetta e ridisceso: per la prima parte lungo il sentiero della salita, per la seconda metà invece in un bel sentierino nel bosco che scodella praticamente in paese.

Qualche foto:

Il video della discesa:

"Di qua" Downhill from spargher on Vimeo.

mercoledì 12 settembre 2012

Monte Nero - Krn

La gita sul Monte Nero è diventata ormai un classico per i biker sloveni da quando, dieci anni fa un gruppetto di coraggiosi la provò per la prima volta.
Sarebbe stato bello per me farla tutta ma sarebbe stato pesante farmi tutti i 2100 metri di ascesa in solitaria senza l'ausilio un passaggio in auto per la prima parte.
Ho deciso quindi di provare una versione corta, tralasciando però la luna discesa sulla mulattiera austriaca fino alla valle della Tolminka.
Avevo iniziato a cercare un po' di info sui sentieri lassù sui vari siti specializzati, alla fine però mi sono ritrovato a leggere pagine e pagine di storia sugli eventi di un secolo fa.
Alla fine mi sono reso conto che è vero, come ha già scritto qualcuno, non è un semplice giro in mtb, ma un viaggio nel passato, perchè lassù si respira ancora l'aria di una guerra che fece migliaia di vittime.
Un viandante solitario che ho incrociato mi ha confermato che ancora oggi, lontano dai sentieri frequentati dai turisti, non è raro trovare ossa umane.

Il mio report finisce qui oggi, con una galleria fotografica e un rispettoso silenzio.



Edit: ero partito con la GoPro nello zaino per provare un po' come funzionava... alla fine ho fatto anche un veloce montaggio video:

Non me ne vogliano gli esperti editor ;) magari col tempo imparerò

giovedì 30 agosto 2012

Lovinzola e Navado

Era da un po che volevo andare a vedere questo ormai famoso sentiero del Navado, ma ovviamente visto lo scarso dislivello non mi andava di farmi un'ora di autostrada per girare lì come un criceto.
Così come al solito prendo le mappe e guardo cosa c'e' di "alto" lì in giro.

Valle di Preone

Lo spunto per la gita mi salta fuori guardando qua e là in rete. Un bell'anello sulla mulattiera che passa per casera Lovinzola, salendo dalla valle di Preone.
Dopo una prima parte di salita su asfalto dalle pendenze non trascurabili, ci si immette sulla forestale (Cai 807) che sale con pendenza media quasi costante attorno al 15% verso malga Palis e forchia Rizzat. Per fortuna il fondo è quasi sempre in buono stato e si riesce sempre a pedalare bene.
Ultima fatica verso forc. Rizzat
Qui il sentiero diventa più stretto e sale ripido con pochi tornanti e in alcuni punti bisogna procedere a piedi.
Mulattiera panoramica
Al termine della salita però il sentiero diventa molto bello e panoramico e in leggera discesa ci porta fino a casera Lovinzola di Sopra.


Dalla casera ha inizio la discesa sul CAI 806, dapprima un po' tecnica poi più facile lungo dei tornanti molto ripidi nel bosco. Ad un bivio si prende la forestale verso destra e dopo qualche centinaio di metri bisogna prestare attenzione perchè i segnavia utili per imboccare il sentiero 828 non sono molto evidenti. Una volta imboccato però ci si trova su un bel fondo scorrevole e divertente che ci fa arrivare in pochi minuti allo stavolo Chiampomano.

806
Termina così la prima parte del divertimento e si riprende a pedalare in salita per un paio di km lungo la forestale che sale dal lago in direzione Navado.
Raggiungere l'imbocco del "pistino" non è cosa semplice se non si hanno le corrette indicazioni, ci si ritrova in un dedalo di sentieri e stradine che ricorda un pò il carso. Fortunatamente dispongo di una traccia gps che mi guida verso il punto esatto.

Ri-indossate le protezioni ci si trova davanti un bel sentiero, molto ben curato dai locals, che in poco più di un km e 300 metri dfi dislivello porta velocemente ad incrociare la strada asfaltata a circa quota 480. Da qui il "pistino" prosegue verso Chiaulis, mentre io decido che ne ho avuto abbastanza e che la temperatua è sufficentemente elevata: gira sinistra e con calma rientro su asfalto verso Villa Santina.

lunedì 27 agosto 2012

Monte Terzo

Dopo le centinaia e centinaia di metri di dislivello bici in spalla avevo voglia di un giretto pedalato.
La salita
L'idea me la dà monoman sul suo blog Bicidimont .

Salita da Cercivento allo Zoufplan e discesa verso monte Terzo e il vallone sottostante.

Fortuna vuole che poco dopo la partenza raggiungo un altro biker così chiacchierando del più e del meno ci teniamo compagnia per tutte le tre ore di salita. Meno male, fossi stato da solo stavolta avrei finit per parlare con i sassi!

Bivio per il 155
Giunti al termine della salita sopra i laghetti dello Zoufplan la giornata non è delle migliori: una fredda nebbia ci avvolge e non ci permette di ammirare i panorami.
In vista di malga Tierz

Ci salutiamo, il mio compagno di avventura scende lungo il 154, io invece mi tuffo nel nulla estremo, lungo un 155 avvolto nelle nubi.

Per fortuna più giù la visibilità migliora e mi sparo un bel single track da alto godimento.
Ne esce comunque un bel giro, 1400 metri di salita, con a seguire circa un migliaio di metri in discesa su single track.

Per finire in bellezza, mentre sono alla macchina vedo arrivare due pazzi dalle bici pesanti... scambio 4 chiacchiere sul giro... e scopro che uno di loro è proprio il "signor Bicidimont" in persona.

Sicuramente devo tornarci sia per vedere i panorami scomparsi, sia per completare degnamente il giro con il single track verso Cercivento anzichè rientrare sulla veloce strada statale.

domenica 26 agosto 2012

Canin Grand Tour

Non è che durante le ferie non abbia pedalato, è che non avevo proprio voglia di scrivere

Dunque, partiamo con questo bellissimo giro.

Monte Forat
Domenica mattina, io e Miran siamo partiti con in testa un'idea meravigliosa alla Cesare Ragazzi.
Parcheggiata l'auto a Resiutta ci siamo avviati lungo la ciclabile fino a Chiusaforte e da lì ci siamo immessi in val Raccolana pedalando fino a Sella Nevea. Nonostante l'insistenza dell'ammiraglio per proseguire in bici,  abbiamo preso la cabinovia e siamo saliti fino al Gilberti.

Da qui abbiamo intrapreso la salita a sella Bila Pec, seguita da una lunga e poco pedalabile traversata sul sentiero CAI 632. Appunto, poco pedalabile, e nei rari punti in cui non era la fatica a togliermi il fiato, erano i panorami a farlo.

Un tratto del 632
Interessanti i vari incontri fatti con i montanari della domenica che passeggiavano nel tratto Gilberti-Sella Grubia, alcuni dialoghi:
"Ragazzi ma dove andate? Non ho parole" e io, senza fiato "Nemmeno io puff pant puff pant..."
oppure il vecchio menagramo "Andate a rompervi le gambe" (grattatina...)

A Forchia Terrarossa
Dopo Sella Grubia, percorrendo l'ultima ascesa di giornata sul picco di Grubia, ci ha raggiunti e sorpassati un altro biker (allora non siamo gli unici pazzi Shocked ) che più avanti ci ha aspettato e fatto compagnia.
Dopo forcella di Terrarossa inizia la discesa, un bel tratto in cui si perdono velocemente alcune centinaia di metri di quota... purtroppo il divertimento finisce presto e si intraprende un traverso decisamente pericoloso, sono circa 3 km fino a sella Buia molto esposti con numerosi restringimenti e una frana... sinceramente non consiglio a nessuno di passarci in bici, nè tantomeno ci tornerei io.

La fatica finisce in vista del ricovero Igor Crasso.
Qui il biker pazzo che ci aveva atteso ci accompagna lungo il 643 (era terza volta che lo faccio in meno di 3 settimane)
Che dire... è un piacere seguirlo, non è uno che corre ma fa tutti i passaggi bene, stargli dietro permette di indovinare le traiettorie e mette voglia di far bene. Senza nemmeno accorgermi passo anche quasi tutti i tratti scalinati e arriviamo alla fine del sentiero. Breve disgressione in mezzo al bosco per l'ultimo tratto e poi meritata birra a Stolvizza, con replica a Resiutta.

Tirando le somme... tanta fatica e tanta voglia di tornare da quelle parti.

martedì 24 luglio 2012

Sella Buia

L'idea era quella di fare il giro del Pusti Gost in val Resia, giro diventato ormai un classico in zona.
Come al solito però i 1200 metri di ascesa complessiva previsti mi sembravano un po' scarsi (anche se alla fine son risultati comunque faticosi).
Dunque prendo la cartina e guardo cosa c'è in zona. La discesa prevista si svolge completamente sul CAI 643 e inizia a quota 1500 circa. A veder bene, circa 200 metri più sopra c'e' Sella Buia e il ricovero Igor Crasso. Cerco velocemente informazioni in rete e non trovo nessuna documentazione di giri in mtb arrivati fin lassù se non sul blog del solito Monoman. Poco male, ormai avevo deciso di salire, a costo di farmi salita e discesa a piedi. E sono stato premiato alla fine, perchè se non avessi deciso di percorrere quei 200 metri supplementari ora so che mi sarei perso un bel pezzo di panorama, sia verso sud e la val Resia, ma soprattutto verso nord, la val Raccolana e il Montasio.
Cappella a sella Sagata
Dunque, il giro è praticamente un classico: l'ascesa vera inizia a Prato di Resia, da dove si prende la forestale che porta fino Sella Sagata.
Da qui inizia la lenta salita in direzione est, sempre su strada dal fondo ottimo, che permette di superare con agilità le pendenze comunque impegnative.
Sentiero 632
Giunti a quota 1230, in corrispondenza di uno stavolo, si abbandona la strada per proseguire sul sentiero 632 che entra nel bosco: da qui pian piano le pendenze aumentano fino a costringere a scendere dai pedali e a spingere la bici. Prima di giungere al famoso bivio a quota 1500 però bisogna superare circa 100 metri di dislivello in cui il sentiero è un po' accindentato dove si deve quindi caricar la bici in spalla.
Dal bivio dove ha inizio il 643, se non si vuole iniziare subito a scendere, si può proseguire fino al bivacco Crasso in due modi, prendendo la direttissima sul sentiero 632 oppure prendere un sentiero a sinistra che aggira il cima sovrastante.
Sella Buia e il sentiero 632 verso il Canin
Io ho optato per la seconda, perchè era mia intenzione scendere proprio di lì e non sapendo in che condizioni fosse la cosa migliore era farlo in salita per vederlo. In effetti si tratta di un sentiero in ottime condizioni, largo che presenta solo 2 piccoli punti un po' pericolosi da affrontare con prudenza, per il resto non presenta difficoltà tecniche di rilievo. In una ventina di minuti si giunge al Crasso.
Da lì volendo è possibile proseguire fino alla sella vera e propria in altri 5 minuti, ma si può considerare conclusa la salita.
La discesa, che fino al bivio di quota 1500 ripercorre la strada della salita, la considero spettacolare. Trascurando alcuni brevissimi tratti pietrosi un po' da trial, è tutta ciclabile e senza difficoltà rilevanti, permette di divertirsi alla grande.

lunedì 9 luglio 2012

Cjasut dal Scior

L'idea di un giro dalle parti di Moggio mi era venuta guardando qualche video in rete.
Spulciate le varie informazioni decido per il giro del Cjasut dal Scior, sul monte Vualt, a cavallo tra la val Aupa e la val Alba.
Il sentiero verso Virgulinis
 Decido per una partenza da Dordolla, che sarà anche poi l'arrivo del sentiero della discesa.
Dopo uno slalom tra le casette, si percorre una traccia nel bosco in direzione di Virgulinis.

L'ospedale militare
Raggiunto questo piccolo borgo ci si immette su una strada asfaltata che renderà molto più comoda una buona parte della salita. Si prosegue fino ad incotnrare la strada che sale da Pradis e si seguono le indicazioni per la val Alba. A questo punto le pendenze si fanno impegnative, ma il fondo asfaltato e l'ombra del bosco facilitano un po' la salita.


Si prosegue così praticamente fino a quota 1310 dove si incontrano i resti di un vecchio ospedale militare.
Da qui in poi si proseguirà sul sentiero 425 prima e 422 poi e si affrontano circa 400 metri di dislivello con ben pochi tratti pedalabili. La fatica viene però ripagata dal panorama che all'improvviso si apre quando si giunge al Cjasut dal Scior. Verso est si ammira il gruppo dello Zuc dal Bor, mentre a ovest la Grauzaria domina lo scenario.

Panorama Est-Ovest

Qui ha inizio la discesa, sempre sul sentiero 422. La parte alta presenta alcuni tratti esposti e a volte anche leggermente pericolosi, ma verso quota 1400 si rientra nel bosco, dove il sentiero presenta un ottimo fondo ed è possibile lasciare andare i freni. A parte una brevissima risalita e due attraversamenti di torrenti, si arriva in brevissimo tempo e senza nessuna interruzione fino in paese dove si può sfrecciare tra le vie strette caratteristiche di Dordolla.


Tutto sommato un bel giro, tranquillo e senza particolari necessità tecniche.
Dopo la pietraia del gruppo del Krn della settimana scorsa mi ci voleva proprio una bella discesa scorrevole e poco impegnativa.

lunedì 2 luglio 2012

Razor - Dobrenjščica

Una gran bella giornata di montagna quella di venerdì scorso.
Dopo un paio d'anni di esitazioni, vado si-no-non so, ma forse è pericosolo, eccetera, mi sono deciso. Era ora di andare a vedere la mulattiera di planina Dobrenjšcica.

Parto da Tolmin e salgo fino a planina Razor lungo la strada più facile, passando per planina Kuk.
Fin qui nulla di nuovo, anche se certi panorami non stancano mai.
Dopo una breve sosta al rifugio si inizia la traversata sul sentiero.

La prima parte nel Bosco, fino alla sella di Kal, la seconda parte invece lungo un sentiero letteralmente scavato sul fianco della montagna.


Quasi sempre pedalabile e comunque mai pericoloso, presenta solo un paio di tratti di pochi metri dove è necessaria un po' di prudenza.

Dopo circa 3 km di sali scendi il sentiero inizia a scendere decisamente verso casera Dobrenjšcica.

Da qui ha inizio la parte più difficile della discesa perchè il fondo spesso scavato costringe in alcuni punti a scendere dalla bici.
Si tratta di altri 3 km in cui si perdono 600 metri di quota, il chè la dice lunga sulle pendenze.
Giunti alla sorgente della Tolminka il sentiero ha termine e si procede su una rotabile dal fondo decisamente smosso per alcuni tornanti, poi, da planina Polog in avanti, su fondo molto buono.

Riassumendo: 48km per circa 1600 metri di ascesa complessiva, giro molto impegnativo sia fisicamente che tecnicamente. Sicuramente uno dei più belli che ho potuto fare fin'ora.


lunedì 25 giugno 2012

Možic

Il sentiero in salita
Una bella gita, immersa in splendidi boschi nella parte bassa e ricca di panorami alle quote più alte.
Il Možic è una vetta di 1602 metri s.l.m. situata nella parte più orientale della catena montuosa che delimita a sud il lago di Bohinj.

Bivio a 1200m slm
Il giro che ho percorso è partito dal paesino di Podbordo a quota 520 metri s.l.m e per la prima parte della salita, fino a circa 1200 si snoda quasi interamente su un bellissimo sentiero nel bosco dal fondo compatto e sempre pedalabile, sia pur a volte dalle pendenze un po' impegnative.

Raggiunto il bivio a quota 1200 appunto, si abbandona il sentiero principale per salire con alcuni traversi sul versante leggermente esposto, dove comunque la larghezza del sentiero non dà nessuna preoccupazione.
Man mano che si aumenta di quota la vegetazione dirata e i panorami si aprono sempre più fino ad arrivare all'ultimo traverso che da sud porta verso nord, dove alla nostra sinistra potremo ammirare le cime più lontane.


Traverso finale
Anche qui il fondo è quasi sempre buono. Una gamba allenata potrebbe farsi tranquillamente tutta la salita in sella. Io purtroppo ho dovuto arrendermi alla forma fisica scarsa, e anche per evitare di arrivare alla fine stremato, ho preferito farmi alcuni tratti passeggiando con calma.

La cima
 In poche pedalate comunque si passa sotto le cime sovrastanti gli impianti sciistici della Soriška Planina fino a intravedere in lontananza la piccola torretta metallica caratteristica della cima del Možic.

L'aria che si respira in questi luoghi è quella che si sente sempre in tutte le zone caratteristiche del fronte della grande guerra e fa pensare a quanto duro deve essere stato quel conflitto a queste quote.




Dopo qualche scatto di rito in vetta, dalla quale si può ammirare il lago di Bohinj, e, più in lontananza, tutto il gruppo del Trgilav in tutta la sua maestosità, si inizia la discesa. Dapprima verso Vrh Bače, poi verso Bača pri Podbrdu, per poi tuffarsi definitivamente verso il punto di partenza, dove sorseggiare una buona Lasko per reintegrare i liquidi persi.

La discesa si svolge per gran parte su sentiero dal fondo buono e, a parte un piccolo tratto di tornantini ripidi ed esposti dopo Vrh Bače, non presenta mai difficiotà di rilievo.
Degno do nota il tratto finale, dopo la chiesetta di Sv. Lenart ad un certo punto il sentiero entra in un piccolo canalone dove si possono mollare definitivamente i freni ed affrontare anche qualche bella curva in appoggo.

martedì 19 giugno 2012

Matajur e discesa sul sentiero 736

Rieccomi al terzo appuntamento di fila nei dintorni della valle dell'Isonzo.
Sia il monte, sia il sentiero non hanno bisogno di presentazioni essendo stati recensiti diverse volte in rete.

Nei dintorni di Avsa
Decido di affrontare la salita partendo da Cepletischis e puntando poi al sul versante sloveno, passando per Likev e poi per Avsa.
I dintorni di quest'ultimo paesetto sono molto piacevoli, si ha la sensazione di passare attraverso una comunità montana che cura molto il luogo in cui vive.
Curiosi

La mia idea era dunque quella di scendere lungo il sentiero 736, possibilmente partendo dalla vetta, ma mi ero posto alcune alternative in caso, vista la condizione fisica al limite.



L'inizio del sentiero
La prima tappa con possibilità di inizio discesa è a quota 1300 circa, al famoso cancello verde dove si rientra in Italia. Nonostante la stanchezza decido di proseguire in salita sulla vecchia mulattiera in pietra fino a quota 1400, dove si abbandona la stradina in favore del sentiero che punta la vetta del Matajur. Purtroppo da qui in poi dovrò caricarmi definitivamente la bici in spalla per proseguire.

La seconda tappa arriva al punto in cui il sentiero sloveno si ricongiunge al CAI 736 nei pressi del monte Glava, a quota 1510.
Mi sento decisamente stanco, ma pensando che, in fin dei conti mancano solo 130 metri di dislivello per la vetta, decido di proseguire, purtroppo sempre con la bici sulle spalle.

Panorama sulla pianura dalla vetta
Dopo 2 ore e mezza di sofferenza alla fine raggiungo l'agognata vetta, dove una pausa ristoratrice e il panorama a 360° mi fanno recuperare le energie per la discesa.

Che dire della discesa? In questa direzione il sentiero è quasi sempre ciclabile, se si esclude un tratto a quota 1600 obbligatorio "bici in spalla" in mezzo alle pietre, e un paio di gradoni da trial nella parte conclusiva nei pressi di Cepletischis (Off limits per la mia tecnica di guida, ma sicuramente c'è chi li fa in sella).
Il 736 è un mix di pezzi veloci, pietrosi rock'n'roll, erba, ripidi, curve, il tutto per oltre 7km e quasi 1100 metri di dislivello, proprio quello che ci vuole per far divertire i biker di medio livello come me.

sabato 12 maggio 2012

Kolovrat II

Se forse non s'era ancora capito: ho una particolare predilezione per la zona nei dintorni di Tolmino e Caporetto.
D'altronde, visti i panorami, non vedo come possa essere diversamenta.

Per questa gita sono salito nuovamente sulla cresta del Kolovrat, stavolta però partendo dal versante italiano, in particolare dalla frazione di Clodig e raggiungendo poi la vetta più alta, il Kuk.


La salita, è sempre regolare e per quasi tutta la prima parte è immersa in un fresco bosco. A tratti permette anche di riposare la gamba e, già nei dintorni di Drenchia, fa godere di splendidi scorci panoramici.
Una volta raggiunta la strada panoramica ho scelto di attraversare subito il confine e continuare verso il Kuk pedalando sul versante sloveno.
Molto suggestiva è la zona del museo all'aperto della grande guerra, dove antiche trincee e resti di fortificazioni sono valorizzati in ricordo del conflitto.
La strada panoramica offre sempre il meglio di sè verso Nord.

L'ultimo tratto di salita verso la vetta del Kuk si percorre su strada sterrata e a tratti cementata dalla pendenza impegnativa, che stavolta, visto los tato di forma non proprio eccelso, devo affrontare a piedi.



Dopo una breve sosta per riposarmi e per godere la vista a 360 gradi, indosso le protezioni e inizio la discesa.

Poco più in basso imbocco uno splendo sentiero che tra tratti veloci, altri un po' tecnici ma senza eccessive difficoltà, mi porta fino a Topolò.
Da qui, passando tra sentieri, asfaltate, sterrate, centri di piccole frazioni, con molto divertimento e, purtroppo, in poco tempo si ritorna al punto di partenza.

Tutto sommato una bella gita, anche questa da mettere tra i posti dove tornerei volentieri.

giovedì 3 maggio 2012

Kolovrat

Devo dire che dall'ultimo post, così come dall'ultimo giro in montagna, ne è passata di acqua sotto i ponti e molto cose nel frattempo sono cambiate.
Comunque, dopo tutto questo tempo, e con una forma fisica che mi rende difficile superare i 1000 metri di ascesa, finalmente riesco a tornare in una delle aree che più mi piacciono, ovvero la zona tra Tolmino e Caporetto.

Indeciso fino all'ultimo du dove andare, in pratica decido per questo giro al momento di caricare la bici in auto.
La salita, interamente asfaltata e gradevole, inizia dal paesino di Volce, subito fuori Tolmino. Sono 8 chilometri con pendenza quasi sempre costante che permette di arrivare abbastanza rapidamente all'incrocio con la strada del passo Solarie che arriva da Kambresko e porta a Livek.
Durante questa parte della salita, già al secondo tornante ci si deve fermare ad ammirare uno spettacolare panorama sulla piana di Tolmino.

Al bivio, mi sono diretto verso la strada sud del Kolovrat, sul versante Italiano. Da qui, pedalando sempre in leggera salita su asfalto un po' invecchiato, si gode sempre di una bellissima vista di tutta la zona sottostante.

La mia ascesa ha avuto termina raggiunto il ricovero Zanuso (quota 1100 circa) dove mi sono rifocillato.

A questo punto con un breve tratto sull'erba ho raggiunto la strada sul versante sloveno (anche qui il panorama era micidiale, nonostante le nubi, l'aria era tersa e permetteva di vedere anche le cime più distanti).

Ho percorso la strada a ritroso per un paio di km fino all'imbocco della discesa che inizia in corrispondenza din un parcheggio.

A parte una breve risalita su sterrata, la discesa appunto si svolge quasi interamente su single track. Inizialmente ripido con pietre, tipica mulattiera di guerra, poi spesso scorrevole.
Purtroppo in molte occasioni bisogna scendere dalla bici a causa di un paio di piccole frane dove occoreun po' di prudenza, e per i molti tronchi caduti.
Alla fine, per gli ultimi 100-150 metri di dislivello, il single track sbuca su una vecchia forestale scassata dove si possono mollare i freni e concedersi qualche saltino.

Tutto sommato un bel giro con panorami molto gradevoli, con circa 900 metri di ascesa su facile asfalto e discesa nel bosco comunque poco impegnativa tecnicamente.

Galleria fotografica: